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giovedì 9 gennaio 2014

La neve che (non) ci piace/cronache di una gita fittizia - parte prima

Ogni anno AFS China organizza due gite rivolte agli exchange students sparsi per tutta la Terra di Mezzo (elfi e hobbit sono i benvenuti) alias gli sfortunati-fortunati che vi ci sono finiti. La prima gita di quest'anno si è svolta a metà Dicembre nella lontana provincia dello Yunnan 云南.Tutta la zona è caratterizzata da paesaggi bellissimi, antiche città cinesi e vestiti tradizionali; l'atmosfera è particolarmente cinese con un qualcosa di molto speciale dovuto all'architettura tipica di questo posto. Insomma, per passare una settimana qui bisogna essere proprio fortunati! Fortuna, la mia migliore amica!

Una delle tante meravigliose viste dello Yunnan
Tutto iniziò una nebbiosa Domenica mattina. Quasi tutti noi exchange students di Nanchino eravamo all'aeroporto della città insieme ad altri quattro amici. Per tutti era stato prenotato un uncio volo, ovvero per tutti tranne per me. Io avevo il volo solo un'ora dopo il loro quindi nulla mi preoccupava. Loro partirono, io attesi tranquilla il mio turno e venti minuti prima della partenza mi misi in coda per il check in. Solitamente in Cina tutto parte in ritardo, quindi non ero particolarmente agitata nonostante nessuno fosse ancora arrivato per far entrare i passeggeri. Cinque minuti dopo l'orario stabilito per la partenza una simpatica signorina arrivò e seminò il panico: il volo era stato ritardato di quattro ore.


Ora, le reazioni dei cinesi circa questi inconvenienti sono tra le più inimmaginabili ma ancora più incredibile è stato il motivo del ritardo: neve in una regione il cui clima è monsonico tropicale. 

Nel frattempo all'aeroporto di Kunming...
Tornando a noi, passate le lunghe ore di attesa il mio aereo decollò dopo le cinque del  pomeriggio. Il volo tutto sommato non era stato male, la cena a bordo mi era piaciuta molto ed il mio compagno "di posto" era un simpatico signore cinese con cui ho cercato di conversare per tutta la durata del viaggio. Sarebbe stato davvero un volo delizioso se al posto di arrivare a Kunming (la destinazione) non fossimo arrivati a Changsha! Nulla togliendo alla ben conosciuta metropoli di Changsha, all'atterraggio sono stata colta da un leggero senso di insoddisfazione, per non dire che sono caduta nello sconforto più totale ecco. Tutti i miei amici erano all'hotel a far baldoria mentre io ero in un aeroporto qualsiasi che non conoscevo a cercare di ripescare il mio bagaglio per poi passare la notte da qualche parte. In realtà non proprio tutti erano arrivati...

"Pronto, Eva? Sono Andra, sono bloccata a Changsha per via delle neve. Voi?"
"Andra! Eh anche noi diciannove di Changzhou siamo bloccati in una cittadina sperduta e siamo proprio sconfortati! Siamo soli!"

Istinti omicidi a parte, cercai di fare il punto della situazione e provai parlare con due improbabili insegnanti di inglese cinesi. Non sapevo davvero se ridere o piangere quando capii che il loro inglese era un po' arrugginito, un po' tanto. Facendo mostra del mio miglior cinese, mi appioppai a loro e le seguii sul pullman che ci avrebbe portati ad un albergo in città. Seduta vicino alle mie nuove amiche del cuore, cercavo di capire cosa fosse successo esattamente quando un ragazzo giovane, apperentemente seduto vicino alla sua fidanzata, si intromise nella conversazione spiegandomi la nostra situazione: saremmo stati in albergo fino al giorno dopo quando avremmo avuto il volo per Kunming.

L'hotel in cui pernottammo offriva per gli sfortunati passeggeri solo camere da due persone quindi subito intorno a me si creò, come per magia, un'ala per lasciarmi passare. Le insegnanti mi tiravano da una parte, il signore seduto vicino a me in aereo cercava di consigliarmi una compagna di stanza in modo ambiguo e il ragazzo del pullman provava a consolarmi. Non voglio immaginare la mia faccia in quel momento. In ogni caso, alla fine della fiera dal nulla spuntò una timida studentessa cinese che accettò di condividere la stanza con me. Non parlava inglese, ma questi poi sono dettagli. Da quel momento in poi, capii che o avrei preso le cose con filosofia o non sarei mai arrivata a destinazione.

Mi armai di cinese, sorrisi e buona disposizione verso qualsiasi avventura e partii alla carica. Passammo praticamente la notte a parlare, scherzare e farci mille foto, scambiarci i vari contatti e guardare la TV. Il giorno dopo andammo a colazione con gli altri passeggeri e con mia grande sorpresa tutti mi cercavano interessandosi a me e raccomandandosi di darmi il loro numero di stanza in caso di necessità. Tornate in camera, passammo la mattinata a guardare una sdolcinata a divertente serie TV cinese fino a pranzo. Per pranzo mangiammo in una mensa molto vicina all'albergo.

Qui c'è da aprire una parentesi. Ormai sono abituata al cibo cinese e provo sempre di tutto, accontentandomi anche se le pietanze non sono di mio gradimento, quindi pensai che il pranzo fosse buono oltre le aspettative. Clare, la mia compagna di stanza, non era dello stesso parere e dopo aver abbandonato la sala da pranzo mi trascinò in un negozietto dove comprò qualsiasi tipo di merendine, patatine, dolci e succhi possibili. Orgogliose del suo bottino, tornammo in stanza ad abbuffarci e a conoscerci meglio.

Nel frattempo, per tutta la giornata mi ero tenuta in contatto con AFS China che mi aveva consigliato di prendere in considerazione la possibilità di tornare a Nanchino se la bufera di neve non si fosse fermata. Avevo anche continuato a chiamare sia i miei amici già in gita che mi aspettavano preoccupati, sia gli amici di Changzhou bloccati come me. Nessuno di loro tuttavia mi sapeva dare notizie sicure.

Così, dopo qualche altra puntata in TV, un pisolino e qualche pagina di dario, alle quattro del pomeriggio Claire ed io ricevemmo una telefonata: "We leave!". Ci precipitammo nella hall dove c'era un vociferare di passeggeri felici della notizia che, mentre aspettavano il pullman, si misero anche in coda per far le foto con me e a divertisrsi a parlarmi in cinese. Io acconsentii di buon grado: ero sollevata all'idea di arrivare finalmente e divertita dai miei compagni di viaggio.

Salimmo in pullman e arrivamo in aeroporto, dove (sorpresa delle sorprese) aspettammo altre due ore perché il volo era stato ritardato di nuovo. Tra foto, telefonate, persone che chiedevano ancora foto o che mi offrivano dolci, salimmo sul benedettissimo aereo alle otto. Non devo nemmeno dire che anche lì mi rimpinzarono di cibo e di attenzioni. Arrivammo a Kunming verso le dieci.

Kunming notturna vista dall'altro
Salutare i passeggeri non fu facile, si era creato uno sfortunato legame tra di noi ed avevo avuto modo di sperimentare la gentilezza e l'accoglienza sconfinata dei cinesi che, dopo un primo momento di timidezza, mi avevano riempita di attenzioni. Sapevo che non li avrei più rivisti e che in fondo erano solo estranei, eppure mi offrirono un sorriso sincero ed io arrivai in gita con una marcia in più grazie a loro.

In aeroporto trovai un assonnatissimo volontario seduto vicino a una smilza bandierina di AFS che mi aspettava. Insieme a lui, più che altro lui dormiva e io mi guardavo attorno trepitante d'attesa, incontrai i ragazzi di Changzhou che appena mi videro mi corsero incontro e mi abbracciarono. Posso davvero dire che da quel momento iniziò la fatidica gita, tra canzoni, pettegolezzi e risate. Passammo la notte nell'albergo a Kunming preparandoci psicologicamente alle 5 ore di viaggio che ci il giorno dopo avremmo percorso per unirci al resto della combriccola.

Continua ;)


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